L’Ordine degli illuminati di Baviera

Il mecenate De Bassus e il musicista Mayr appartenevano, insieme a Goethe e a Mozart, all’Ordine degli illuminati di Baviera, società segreta rivoluzionaria, che s’era infiltrata negli alti gradi di rito scozzese, e rappresentava l’ala razionalista delle logge illuminate, opposta ai rosacroce. Come si legge nell’Esposizione (Vorstellung) che scrisse in sua difesa nel 1787 innanzi al tribunale elvetico, De Bassus era un illuminato (nome in codice Hannibal). Con ingenti spese De Bassus aveva trasportato i torchi e i macchinari tipografici dalla Baviera a Poschiavo, per creare ex novo una stamperia nei Grigioni a servizio dell’Illuminatismo. Tra le opere più prestigiose aveva fatto pubblicare la prima traduzione italiana del romanzo epistolare I dolori del giovane Werther dell’illuminato Wolfgang Goethe (nome in codice Abaris). Mayr, anch’egli illuminato (nome in codice Aristotile), progettò di metterlo in musica. A Venezia, poco dopo il 1791, Mayr compose il Verter, col titolo italianizzato, utilizzando temi musicali del Flauto Magico di Wolfgang Amadé Mozart.

Mozart

Mozart era entrato nel 1784 nella loggia illuminata Zur Wohlth’tigkeit. Il suo ingresso nell’Ordine fu sollecitato dal barone illuminato Otto von Gemmingen – Hornberg (nome in codice Antonius), annunciato il 5 dicembre 1784 dal segretario Johann Daniel Schwanckhardt (nome in codice Galeanus), perché il predecessore Leopold Alois Hoffmann (nome in codice Sulpicius) aveva omesso di comunicarlo alle logge consorelle. Wolfgang divenne Apprendista nella cerimonia di iniziazione del 14 dicembre 1784. Il grado di Compagno lo raggiunse il 7 gennaio 1785 nell’altra loggia Zur wahren Eintracht, officina più intellettuale, presso la quale si era recato in visita già il 24 dicembre 1784. Lì c’erano Joseph von Sonnenfels (per Barruel il nome in codice è Numa, secondo il Basso invece Fabius), segretario di loggia, consigliere aulico e presidente dell’Accademia di Belle Arti, e Ignaz von Born (nome in codice Furius Camillus), che ne diverrà Maestro Venerabile (vedi Alberto Basso, l’Invenzione della gioia, Milano, Garzanti 1994, pp.563-564).

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