Goethe, Mozart e Mayr illuminati di Baviera
C’eravamo già occupati circa vent’anni fa del Flauto magico in Goethe, Mozart e Mayr Fratelli illuminati della Archè, con prefazione di Alberto Basso. Il volume apriva la collana Lumina sugli illuminati di Baviera, e fu seguito dal libro di René Le Forestier intitolato Les illuminés de Bavière.
Conferenza di Poschiavo
in occasione della conferenza di presentazione del volume a Poschiavo nel 2002, JOHN STEWART ALLITT, studioso di Mayr, maestro di Donizetti, scrisse agli autori un messaggio da leggere al principio dell’incontro.
«Il lavoro di Luca Bianchini e Anna Trombetta è importante perché aiuta a rivelare un lato poco conosciuto dell’Illuminismo e lo sviluppo del Risorgimento Italiano dalla fine del Settecento all’inizio dell’Ottocento […] »
(John Stewart Allitt, 2002)
Il libro fu presentato nella Sala delle Sibille del palazzo del Podestà di Poschiavo nel 2002. Quella sala è speciale e si trova nell’odierno Hotel Albrici, elegantissima risorsa nel centro cittadino.
Percorrendo l’unica ampia scalinata dall’ingresso al primo piano, si accede a una stanza riservata, tutta rivestita di legno, con un tavolo, 8 sedie e alle pareti i ritratti di 12 Sibille. Sono lavori di tema antireligioso e significato presumibilmente satanico. In uno ad esempio c’è la croce sormontata da un serpente, che potrebbe essere il simbolo del trionfo dell’Anticristo. Ogni immagine rappresenta un episodio biblico, ma c’è in essa sempre qualcosa di strano. Davanti all’annunciazione sta ad esempio la sibilla Delphica che ha una corazza a proteggerle il freddo ventre, e il suo dito è informe. Alla scena di Maria e il Bambin Gesù in braccio che si guardano negli occhi, corrisponde un’altra sibilla con un agnello in grembo che assomiglia a un lupo e ha lo sguardo rivolto in direzione opposta.
Lì, in quella che in Poschiavo e in Valtellina si chiama stua (stanza tutta rivestita in legno con un camino a scaldarla), pensiamo si tenessero le riunioni segrete degli illuminati di Baviera poco prima che essi fossero scoperti nel 1784 e cominciassero ad essere perseguitati, arrestati e condannati.
Libri proibiti
In quello stesso palazzo poschiavino, dove s’è tenuta la conferenza di presentazione, dovette trovarsi la tipografia clandestina di proprietà di Tommaso Maria De Bassus, mecenate di Mayr, e illuminato anche lui di Baviera. I musicologi Bianchini e Trombetta hanno ricostruito la storia dei libri proibiti che si pubblicavano lì con data fasulla e senza indicazione spesso dell’autore, o con nomi del tutto inventati. La setta degli illuminati era infatti eversiva e la polizia aveva l’ordine d’arrestare chi, come loro, in qualsiasi modo attentasse all’ordine costituito e alla religione.
Flauto magico, conferenza a Sondrio
De Bassus aveva il nome in codice di Annibale, perché aveva per compito quello di portare il messaggio illuminato attraverso le Alpi. Un po’ come aveva fatto il condottiero cartaginese con i suoi elefanti. Il nobiluomo possedeva un castello a Sandersdorf e fu proprio lì che la polizia scoprì i documenti compromettenti che porteranno alla luce le trame eversive degli illuminati. E quello fu solo l’inizio della loro rovina.
De Bassus fu costretto a giustificarsi innanzi a un tribunale e scrisse una difesa dei franchi muratori, ossia degli illuminati. Dovette spiegare come si conciliava la sua posizione pubblica di garante della legge col fatto d’essere il braccio destro di Weishaupt fondatore degli illuminati di Baviera. Dalla sede di Poschiavo il Barone si spostava a Venezia per commerciare i libri anticlericali, uno intitolato Cosa è il papa, e quel fatto fu un grosso guaio per lui. Tuttavia venne blandamente redarguito e poté mantenere i suoi incarichi istituzionali quasi come se nulla fosse stato. Della cosa abbiamo parlato nella conferenza di presentazione a Sondrio, nella prestigiosa sede di Villa Quadrio.
«Il volume lo definisco complesso per chi l’ha scritto e intrigante per chi legge. Complesso perché nello scriverlo sono richieste competenze complesse in quanto si tratta di un’opera che si colloca in un periodo della storia d’Europa ricco di scenari che velocemente si alternano. Lo trovo intrigante perché gli autori non solo registrano dati storici ma offrono nuove interpretazioni rispetto al passato»
(Adriano Stiglitz, marzo 2002)
De Bassus a Poschiavo e von Born a Vienna
Il barone aveva contatti eccellenti a Vienna ed era in stretto rapporto con lo scienziato Ignaz von Born, nome in codice Furio Camillo, che è il maestro Venerabile di Mozart.
De Bassus è stato il primo a stampare il Werther di Goethe in traduzione italiana. Egli era fratello massone di Goethe, e il poeta tedesco è un illuminato come lui. Il suo nome in codice è infatti Abaris. Nel libro Bianchini e Trombetta esaminano i rapporti di questo triumvirato, De Bassus (Annibale), Goethe (Abaris), Von Born (Furio Camillo) Venerabile di Mozart, collocando questi illustri protagonisti nel contesto storico e geografico del tempo.
“Con il loro volume Goethe, Mozart e Mayr fratelli illuminati Luca Bianchini e Anna Trombetta hanno dimostrato di non essere soltanto dei musicologi rigorosi e appassionati, ma anche degli storici. […] Ci troviamo insomma di fronte ad un lavoro che apre pagine inedite e sconosciute dell’arte e della storia a cavallo tra Settecento e Ottocento
Giancarlo Grillo,
Goethe, Mozart e Mayr, La Provincia di Sondrio, aprile 2002
Rapporti con le logge illuminate di Napoli
Oltre ai contatti con i massoni illuminati di Milano e di Pavia, De Bassus ebbe rapporti stretti con i liberi muratori di Napoli. Da recenti studi storici, ci si è accorti che ebbe indirettamente anche a che fare con la Rivoluzione del 1799.
De Bassus conobbe molti dei personaggi che animano le lettere di Leopold Mozart, che infatti, oltre ai finanziamenti dell’Arcivescovo di Salisburgo, ha potuto contare su una fitta rete di appoggi massonici già ai tempi dei viaggi in Europa e in Italia.
«La partitura [del Verter di Mayr] è stata scoperta da due giovani musicologi […] laureati alla scuola di paleografia e filologia musicale di Cremona. La loro ricerca, partendo dall’associazione di due nomi sommi, Goethe e Mozart, si è estesa agli Illuminati di Baviera e alla Massoneria. Sappiamo che i due grandi furono legati a quei sodalizi, ma è una novità che Mozart, notoriamente fratello massone, abbia avuto rapporti con gli Illuminati: una nuova conoscenza per noi, ben dimostrata dai due studiosi».
Quirino Principe
IL SOLE 24 ORE, domenica 21 aprile 2002
La nuova edizione del libro, completamente riveduta e corretta
A distanza di circa venti anni da quelle ricerche su Mozart e Il flauto magico e gli illuminati di Baviera, i musicologi Bianchini e Trombetta hanno ripreso il testo e l’hanno riveduto nel suo complesso. L’idea di fondo è mantenuta, ma approfondita ulteriormente. I due ricercatori hanno aggiornato il libro alla luce delle recenti scoperte, e inserito molte parti inedite, concentrandosi più su Mozart, sulla sua opera, e sul fatto che non è un lavoro massonico, bensì illuminato.
Questo nuovo volume aggiorna radicalmente gli studi e tiene conto di tutte le novità pubblicate nel frattempo sulla Zauberflöte mozartiana. Ogni artista è legato ai suoi tempi e ai luoghi della sua vita. Nella Vienna di Leopoldo II si percepiva nettamente nel 1791, anno del Flauto magico, d’essere controllati dalla polizia. La monarchia era allarmata per i burrascosi eventi rivoluzionari di Parigi e temeva qualche insurrezione. Le logge massoniche vennero tenute d’occhio. A luglio del 1791 avevano avvelenato l’illuminato di Baviera Ignaz von Born, amico di Mozart, e lo stesso compositore temette di fare la sua fine e morì quell’anno.
Flauto magico, sotto il velo dell’apparenza
A proposito del Flauto magico il regista Walter Felsenstein diceva che sotto la maschera della favola, Mozart rese una testimonianza assai rivoluzionaria e pericolosa. Goethe, illuminato di Baviera pure lui, osservò che quel Singspiel è pieno di inverosimiglianze e facezie, che non tutti sono in grado di apprezzare nella giusta maniera.
Bianchini e Trombetta hanno ricercato questa “giusta maniera” goethiana, tenendosi vicini all’ambiente culturale dei protagonisti. La chiave di lettura più oggettiva del Flauto magico deve rifarsi agli avvenimenti coevi, quelli che i creatori del libretto e della musica vivevano nel 1791 quando l’opera fu rappresentata. E di quelli parla il libro, rivelando particolari inediti e situazioni insospettate.
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