Musica: ?
Testo: di Pietro Metastasio, tratto dall’Ezio (II, 4).
Luogo: ?
Data: ?
Movimenti: [Allegro] in C.
Organico: tenore, oboe I e II, fagotto I e II, corno I e II in do, violino I e II, viola, violoncello e basso.
Tonalità: in do maggiore.
Fonti: manca l’originale.
C’è una copia alla Bibliothèque nationale de France a Parigi con la segnatura: Rés. Vma. ms. 499. Sono 8 fogli, ossia quattro fogli doppi messi uno nell’altro con 14 pagine scritte. Il formato della carta è orizzontale a 10 pentagrammi per pagina.
Un’altra copia è alla Biblioteca statale di Monaco di Baviera con la segnatura Mus. ms. 1278.
Lettere: non ci sono riferimenti nelle lettere all’Aria K 21. Un generico accenno all’Ezio di Metastasio, dal quale è tratta l’Aria, sta nella lettera di Leopold Mozart da Londra a Johann Lorenz Hagenauer a Salisburgo del 19 marzo 1765 (BD I, 96) il cui originale è però perduto.
La K 21 è la prima Aria mai scritta da Mozart, in senso letterale. Non ha composto una sola nota del pezzo, non l’ha firmato, non v’ha fatto neppure delle correzioni o qualche aggiunta. Nulla.
Gli è stata attribuita, non si sa come, anche se il padre l’ha solo copiata. Il manoscritto autografo infatti non c’è.
Nei cataloghi ufficiali la musica figura tra quelle che Wolfgang avrebbe scritto quando la sua famiglia risiedeva a Londra tra l’aprile del 1764 e il luglio del 1765.
In nessuna lettera si parla esplicitamente dell’Aria per tenore “Va dal furor portata”. S’accenna invece all’Ezio di Metastasio, dal quale è stata presa. L’8 febbraio 1765 Leopold da Londra informò l’amico Johann Lorenz Hagenauer di Salisburgo che “5 o 6 opere si mettono in scena, la prima era l’Ezio, la seconda Berenice, entrambe dei pasticci di diversi maestri. Il 3o c’è stato l’Adriano in Siria appena composto dal signor Bach. So che verrà suonato un Demofoonte composto di recente da Vento, e poi ancora alcuni pasticci” (BD I, 65).
In verità, non si conoscono né il committente della K 21 né l’occasione in cui fu eseguita.
Alcuni ipotizzano che Mozart l’abbia dedicata al tenore Ercole Ciprandi, che interpretò il ruolo di Massimo nel pasticcio intitolato Ezio dato al King’s Theatre in Haymarket il 24 novembre 1764. Ora, riguardo a Ciprandi, è impossibile che abbia inserito nell’Ezio un’Aria sostitutiva, se no Leopold l’avrebbe gridato ai quattro venti.
C’è chi ritiene che l’Aria K 21 “Va dal furor portata” sia stata eseguita in uno dei due concerti organizzati da Leopold il 21 febbraio e il 13 maggio 1765 a Londra, essendoci in programma “musica vocale e strumentale”.
Però, nel concerto del 13 l’unico cantante che partecipò fu “il Sig. Cremonini”, e non si sa nulla dei pezzi eseguiti.
Che Mozart l’abbia composta per il castrato Giovanni Manzuoli è frutto di fervida fantasia. Già si sa già poco o nulla delle lezioni presunte di Mozart con lui.
Altri citano Nannerl, che nelle memorie racconta di suo fratello a Londra, che cantò delle Arie “con la più grande sensibilità”. Non dice però se fossero composizioni sue, e non ne specifica i titoli.
Questa K 21 è musica copiata da Leopold, e per conoscere chi egli sia, e valutare l’attendibilità di quel che scrive, rimandiamo a Mozart La caduta degli dei, Parte prima.
Esistono due copie della partitura della K 21 “Va dal furor portata”, tutte e due di mano di Leopold Mozart, una sta a Parigi alla Biblioteca nazionale di Francia, l’altra nella Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera. Sono quelle le uniche prove documentali. Nulla è di Wolfgang.
Entrambe le copie non coincidono tra di loro, e sono corrette e ricorrette da Leopold che le ha prese da un abbozzo, o da un’Aria scritta da qualcun altro. Quella di Parigi sembra essere più antica, visto che è la più semplice.
Leopold ha realizzato la prima versione, ora a Parigi, risistemandola forse da degli appunti, poi l’ha cambiata, modificata, e ricorretta. Non soddisfatto l’ha risistemata per l’ennesima volta nella versione ora a Monaco di Baviera. Non si conosce l’autore reale della musica, che assomiglia più ai pezzi scritti da Leopold che a quelli del figlio. Di sicuro Leopold non l’ha solo risistemata, ma l’ha ricreata, e l’operazione non avvenne “a Londra”. Perciò l’attribuzione che Leopold fa a suo figlio Wolfgang è falsa.
La carta della fonte di Parigi, quella presumibilmente più antica, ha la filigrana che è stata prodotta solo dal settembre del 1765, quando i Mozart se n’erano già andati via da Londra. Quella di Monaco è successiva, realizzata da maggio del 1766 in poi, un anno dopo la data che sta sul manoscritto.
I Mozart erano partiti nel luglio del 1765 per raggiungere l’Olanda. Quando erano in Inghilterra, la carta della K 21 non l’avevano ancora fabbricata.
Sulla prima pagina della versione parigina una mano sconosciuta ha scritto al centro del foglio: “Aria del Sigr Wolfg Mozart 1765 / va dal furor Portata”, mentre Leopold ha segnato su una pagina successiva il titolo “Aria: va dal furor portata di Wolfgango Mozart. 1765 / à Londra”. Il che è falso, perché la musica è scritta, ricreata, variata da Leopold successivamente quando la famiglia era forse in Olanda.
Sul manoscritto che invece sta a Monaco, Otto Jahn ha aggiunto in prima pagina: “Titoli e testo sono di sicuro di Leopold Mozart, probabilmente anche tutta la partitura”. I problemi di attribuzione riguardano quindi anche la parte di Leopold. Non è certo l’abbia scritta lui. Ma quante persone hanno composto la K 21?
Nella parte del Basso alla Bibliothèque nationale de France, c’è un recitativo di otto battute e una sezione di un’Aria in do maggiore che non hanno nulla a che fare con la K 21. Altro bel mistero.
Leopold, quando la famiglia se n’era ormai andata da Londra, raggruppò gli oboi in un unico sistema. NMA elenca parecchi altri aggiustamenti. Dalle cancellature si ricava che l’Aria, nell’abbozzo originale che servì da modello, era scritta per soprano. Leopold sostituì la chiave di soprano con quella di tenore.
Una versione per soprano non l’avrebbero potuta inserire nell’Ezio dato all’Haymarket Theatre il 24 novembre 1764, primo perché l’Aria è del 1765, e poi perché era destinata al personaggio di Massimo che è tenore.
Non essendoci rimasto più nulla, non c’è modo di distinguere le parti scritte da Leopold da quelle del pezzo originale. L’unica “certezza” è che la K 21 forse è di mano del padre.
Le due copie manoscritte di Leopold sono molto diverse. Qui sotto, nella versione di Monaco che dovrebbe esser la più corretta, Leopold si dimentica di scrivere la parte del cantante.
NMA, l’edizione critica delle opere di Mozart, fornisce entrambe le versioni del lavoro. Secondo NMA la copia di Parigi, rispetto a quella di Monaco di Baviera, è “fortemente corretta”. NMA ammette la possibilità che la prima sia “più vicina alla concezione originale di Wolfgang”. Ma per fare una simile affermazione dov’è la copia di Wolfgang? Come fa NMA a esser sicura che sia mai esistita? Quali sono le evidenze?
NMA qui non segue un metodo scientifico, e s’appoggia a suggestioni paranormali.
Secondo NMA Wolfgang avrebbe abbozzato un’Aria, Leopold l’avrebbe riscritta ex novo e risistemata nella versione che sta oggi a Parigi, cambiando pure la chiave, e poi l’avrebbe ampliata e ricorretta ulteriormente in quella bavarese. D’accordo, ma Wolfgang cosa c’entra con tutto questo?
NMA scommette sul fatto che la fonte di Parigi sia “più originale” di quella di Monaco, quando di originale non c’è proprio nulla, né in una e neppure nell’altra.
Leopold non è riuscito a correggere proprio tutto. Verso la fine dell’Aria ha scritto per ben due volte “la tolgi a me”, invece di “la togli a me”.
Nessuna delle due fonti include un’indicazione di Tempo, il che è molto strano visto che Leopold, in quel senso, era più preciso del figlio. La seconda parte dell’Aria pare debba essere eseguita in un Tempo più rallentato, ma anche qui manca l’indicazione.
Nel catalogo delle opere di Wolfgang, stilato da Leopold nel 1768 per dimostrare che il figlio non era “quell’imbroglio” che l’impresario Affligio e i cantanti dell’opera La Finta semplice andavano dicendo a Vienna, sono segnate “15 arie italiane composte in parte a Londra e in parte a L’Aia”. Che l’Aria K 21 appartenga a questo gruppo di 15 pezzi è un’altra ipotesi. Visto che si tratta di musica del padre, se il K 21 fosse davvero una delle 15 Arie italiane elencate da Leopold, allora anche tutto il suo catalogo sarebbe un grande imbroglio come lo è stato La finta semplice.
Daniel Barrington provò a Londra le abilità di Mozart, e sull’esito di quell’esperimento poco scientifico abbiamo scritto in Mozart La caduta degli dei Parte prima. Egli chiese a Wolfgang di improvvisare vari tipi di Arie sulla parola “Affetto” e un’altra di sdegno sulla parola “perfido”. E questo basterebbe a Stefan Kunze per dire la K 21 è proprio di Mozart. Certo, ma quale Mozart? Junior o Senior? O nessuno dei due?
Amedeo Poggi ed Edgar Vallora (Mozart Signori, il catalogo è questo) sostengono esattamente il contrario di quel che documentano le fonti, e cioè:
1) che la K 21 “Va dal furor portata” è la prima Aria scritta da Mozart “per impadronirsi del formulario espressivo dell’opera italiana”, quando invece l’ha copiata il padre e non esiste autografo di Mozart;
2) che “doveva essere inserita” in un’opera che allora trionfava al King’s Theatre di Londra, ma lì il personaggio era tenore, e l’opera solo un pasticcio;
3) che “fu dedicata al tenore Ciprandi”, quando in origine la K 21 dovette esser per soprano, e sul manoscritto non compare nessuna dedica;
4) che Mozart “avrebbe voluto affidare la sua composizione al celebre castrato Manzuoli” dal quale avrebbe preso lezioni di canto, quando questa affermazione data per certa non è suffragata da uno straccio di prova;
5) che il pezzo “quasi certamente” (che in scienza non significa nulla) faceva parte delle 15 Arie italiane “composte da Mozart a Londra”, il che è pura speculazione, e metterebbe in dubbio tutto il catalogo di Leopold. Il padre lo scrisse nel 1768 per salvare se stesso e il figlio dall’accusa d’esser dei truffatori. Poggi e Vallora fanno passare la lista di Leopold per un lavoro ragionato di catalogazione “nel quale per qualche anno annotò le opere del figlio”, quando invece fu solo una pezza fatta al momento per salvare la faccia davanti all’imperatore.
Paumgartner si inventa che la K 21 ricorda certe improvvisazioni descritte da Barrington a Londra, e lamenta che Mozart sia troppo “angoloso”. Nella K 21 secondo lui “non si ritrova praticamente nulla … dei primissimi pezzi di Mozart”. Per forza: non è sua!
Alfred Einstein lamenta che Mozart abbia sbagliato interpretazione e si sia ridotto a scrivere un’Aria di bravura come questa K 21, che è “troppo convenzionale” e “troppo elaborata”. Ma s’è accorto il biografo che la musica per l’Aria di Massimo non l’ha scritta Wolfgang ma l’ha copiata Leopold, e che la colpa del padre non dovrebbe mai ricadere sui figli?
Le puntate monografiche dedicate a Mozart la caduta degli dei Parte prima, Mozart la caduta degli dei – Parte seconda, Mozart Il flauto magico, trasmesse da Radio Vaticana, riguardano le opere che Wolfgang Amadeus Mozart ha scritto dalla sua infanzia sino al Requiem, comprese tutte le prime composizioni, ad esempio il Quaderno londinese o la sinfonia K 16. A quelle musiche sono dedicati interi capitoli, che fanno capire cosa e come Mozart realmente scrivesse negli anni della K 21.
Bibliografia di riferimento
Sitografia
Mozart Il flauto magico
www.mozartilflautomagico.it
Mozart La caduta degli dei
www.mozartlacadutadeglidei.it
www.mozartlacadutadeglidei.com
italianOpera
www.italianopera.org
www.italianopera.it