Sui libri del primo Ottocento, l’idea dei classici Haydn, Mozart, Beethoven fu coltivata per ogni dove con intenti extra-musicali. Mozart era presentato dai filoaustriaci come esempio e modello classico da seguire. Il compositore Ferrari ancora nel 1830 guardava con nostalgico rimpianto all’impero di Giuseppe II. Dopo aver dedicato spazio nei suoi libri a difendere la lingua tedesca, dolce ed espressiva, stimolava i giovani a seguire senza indugio Mozart, che egli, sentendosi parte dell’Impero austriaco, considerava un semidio.
Accanto ai sostenitori ed estimatori degli occupanti austriaci, c’era chi faceva opposizione all’Austria, comunicando attraverso la musica lirica le proprie aspirazioni alla libertà. Non per nulla le Società carbonare italiane, che si opporranno agli stranieri, nacquero presso i teatri e i Conservatori di musica. Bellini ad esempio aderì alla Carboneria e rischiò per questo d’essere arrestato.
La musica riflette la cultura, politica, la storia, la società del proprio tempo. La produzione operistica italiana di fine Settecento è strettamente legata alle insurrezioni e alle reazioni contro la dominazione asburgica. Domenico Cimarosa (1749-1801), arrestato, condannato a morte, poi graziato e infine esiliato, si dice sia morto avvelenato dai sicari di Maria Carolina d’Asburgo-Lorena (1752-1814).
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