L’ORDINE
IL VIAGGIO DEI MUSICOLOGI BIANCHINI E TROMBETTA A ROMA IN CITTÀ DEL VATICANO RIPERCORRE I LUOGHI VISITATI DAI MOZART NELLA CITTÀ ETERNA NEL LONTANO 1770.
Abbiamo raccontato le nostre impressioni entrando in Radio Vaticana paragonandole di volta in volta a quelle registrate nell’epistolario da Mozart padre e figlio.
Per raggiungere la sede di Radio Vaticana camminiamo sotto le arcate delle antiche mura leonine, fatte erigere a metà del IX secolo da papa Leone IV. Lì da qualche parte si nasconde il Passetto, ossia quel cunicolo segreto che collega Castel Sant’Angelo ai Palazzi Vaticani. Piazza Pia ci accoglie allora con la fragranza dei suoi pini marittimi che la adornano di caratteristiche chiome a ombrello. Situata tra il Vaticano, Castel Sant’Angelo e il maestoso ponte Vittorio Emanuele II che attraversa il Tevere, permette di godere da qui una vista mozzafiato. Al numero 3 della piazza sta l’ingresso di un altro elegante edificio in marmo e mattoni rossi, sede della prestigiosa emittente radiofonica cattolica dello stato di Città del Vaticano. Un’iscrizione ci ricorda all’ingresso che per quella via si va in una zona extraterritoriale. Stiamo per entrare. Di lontano si scorge ancora la cupola di San Pietro.
A Wolfgang Amadeus Mozart quella chiesa sembrò “di una bellezza regolare”, così come tante altre cose a Roma apparvero per lui solo “regolari”. Abituato a viaggiare in carrozza, pare che il musicista non amasse sbirciare fuori dal finestrino per ammirare l’ambiente circostante; né gli balzarono agli occhi le bellezze particolari di Castel Sant’Angelo, di quella piazza, e della stretta via che dovette percorrere a piedi insieme al padre per giungere al colonnato di San Pietro. Non ne fecero parola nelle loro lettere. La scenografica via della Conciliazione era ancora là da venire.
A noi quella vista non pare solo “regolare”, anzi, restiamo estasiati innanzi alla meraviglia architettonica del Bernini che invita i pellegrini ad avvicinarsi per un abbraccio di benvenuto prima di varcare la soglia della Basilica. L’emozione per quei luoghi di fede millenari si mischia nell’animo con la trepidazione che ci cattura prima d’oltrepassare la porta scorrevole di Radio Vaticana. Entriamo.
Mozart padre e figlio non rimasero particolarmente colpiti neppure dallavita che animava quei luoghi sacri della capitale. Poiché ogni cardinale si recava alle funzioni di San Pietro “con un corteggio di tre o quattro carrozze”, ciascuna piena di cappellani, segretari e camerieri, e poiché costoro “occupavano la maggior parte dello spazio”, i due confessarono di rallegrarsi all’idea di dover passare “tra tutti questi signori superbi”. Annotarono con attenzione “i codazzi dei servitori”, le guardie svizzere alle quali fecero credere “d’essere Wolfgang un principe tedesco e Leopold un suo domestico”. Almeno così il padre appuntò in una lettera, che non descrive nessuno di quei luoghi, men che meno il papa, benedicente i Mozart e i molti fedeli.
Dopo essere stati annunciati, ci viene incontro il Maestro Luigi Picardi, musicista e musicologo che si occupa di trasmissioni e interviste. Ci ha conosciuto per via del nostro libro “Mozart la caduta degli dei” che ha appena letto. Gli è evidentemente piaciuto, se per questo ci ha invitato a registrare una trasmissione su Mozart alla Radio Vaticana. Parlare di musica, di storia e del viaggio del Salisburghese nella Città eterna è molto intrigante. Dopo che Picardi s’è intrattenuto affabilmente con noi, saliamo ai piani superiori.
Roma parve ai Mozart una città, come Napoli, “fatta per i dormiglioni”.
A noi sembra invece l’esatto opposto. All’interno del palazzo di Radio Vaticana, osserviamo gli ampi, lunghi corridoi deserti sui quali si affacciano i molti uffici, ove ognuno è occupato a svolgere alacremente il proprio dovere. Ogni stanza è contraddistinta dal nome di una lingua diversa: lituano, serbo, rumeno… perché è da qui che la parola del Papa si diffonde nel mondo. Sono circa 250 le persone che lavorano stabilmente in Radio per far giungere ovunque i messaggi di pace e i conforti della fede. Ogni cosa si trova al giusto posto. Tutto rimane avvolto in un silenzio religioso, coerente con lo spirito del luogo. Si percepisce ovunque il lavoro continuo. Talvolta incrociamo religiosi o persone laiche provenienti da altri Paesi, dall’Asia, dall’Africa. Sembra che l’umanità sia qui rappresentata da un crogiolo di razze accomunate dal fatto d’essere tutti figli di Dio.
Leopold commentò in una lettera da Vienna che la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti non era poi così male, almeno in quell’anno 1773, osservando che ciascuno dei religiosi avrebbe ricevuto 300 fiorini l’anno. Secondo lui i giovani sacerdoti si sarebbero potuti permettere “una bella camera e una domestica scrupolosa a proprio servizio”, e ciò sarebbe bastato. Non poteva certo immaginare che i Gesuiti, tornati in auge dall’Ottocento, avrebbero saputo organizzare un’emittente radio così ben fatta, sino a renderla uno dei più potenti e importanti organi d’informazione del terzo millennio.
Percorrendo scale e corridoi raggiungiamo infine la sala di registrazione. Il nostro è come un viaggio in Paradiso di dantesca memoria, con il Maestro Picardi, la nostra Beatrice, a farci da guida. Avremmo altrimenti perso la strada. Emozionati, un po’ tremanti in attesa di quella registrazione per un’emittente mondiale, entriamo in una stanza insonorizzata e tecnologica. Tra una battuta e l’altra scarichiamo la tensione accomodandoci a un tavolo sopra il quale pende minaccioso un microfono.
Il giovane Mozart trascrisse il Miserere dell’Allegri a memoria, proprio a Roma. Qui a due passi aveva visitato la Cappella Sistina e, secondo i biografi, vi aveva ascoltato la celebre composizione a due cori, mettendola miracolosamente su carta nonostante la proibizione del Papa. Non c’era nulla di vero nella storiella raccontata da Leopold Mozart per farsi bello con l’Arcivescovo di Salisburgo. Era un’invenzione passata per vera, come pure l’altra della minaccia di scomunica papale, o quella del cavalierato dello Speron d’oro.
Cominciata l’intervista, incalzati dal Maestro Luigi Picardi, subito chiariamo l’aneddoto e altre inesattezze che si ripetono nei libri di storia della musica. Mozart mai trascrisse a memoria quel pezzo, né rischiò la scomunica. L’esecuzione avvenne poi nella Cappella Paolina e non in Sistina, come erroneamente riferirono i tedeschi. Agli ascoltatori di Radio Vaticana importerà sapere che Leopold ha falsificato la firma di un cardinale, che ha barato sull’esame di Bologna, che ha intestato al figlio pezzi non suoi, sfruttandolo per realizzare le proprie ambizioni. L’intervista procede passando in rassegna i falsi miti, il nazionalismo alla base del cosiddetto classicismo viennese che ha distrutto la musica di molti autori, le aberrazioni del nazismo che ha esaltato Mozart perché ariano, e che torna purtroppo a informare le più recenti pubblicazioni musicologiche. Snoccioliamo tutto con esempi musicali, cercando di mantenere l’ordine dato alla nostra biografia di Mozart. Quando la registrazione finisce, Picardi sembra soddisfatto. Il tempo è volato e ci sono ancora molti temi da trattare. Il Maestro ci invita a tornare il giorno dopo per continuare la chiacchierata. Così si è ripetuto per cinque giorni di fila. Di quel passo abbiamo registrato non una ma ben undici puntate di un’ora, che Radio Vaticana trasmette dalla fatidica data dell’11 settembre ogni domenica alle 14.20 nella rubrica “L’Arpeggio”.
Durante il soggiorno romano ci siamo domandati come abbiamo fatto da Sondrio ad arrivare in Città del Vaticano. Il viaggio in verità era iniziato inconsapevolmente 20 anni or sono, quando abbiamo cominciato a occuparci in modo approfondito di Mozart, delle sue opere, compiendo lavori di ricerca sui manoscritti e sulle fonti d’archivio. La Radio Vaticana che prese le difese degli oppressi, dei perseguitati all’epoca di Hitler, ha voluto diffondere questa nostra denuncia di eccessivo germano-centrismo in musica, che porta a esaltare divinità trinitarie come Haydn, Mozart e Beethoven. Occorre riconoscere il valore e l’importanza di musicisti ingiustamente dimenticati per via delle differenze di religione, razza e stato sociale. Non devono più trovare ospitalità nei libri di musica queste aberrazioni, che impediscono a compositori slavi, italiani, ebrei, cechi, americani, mulatti, vissuti nel Settecento e nell’Ottocento, di emergere come meriterebbero. Attraverso l’emittente vaticana abbiamo cominciato a demolire i falsi miti creati ingiustamente dai fermenti nazionalistici e dagli interessi commerciali.
Luca Bianchini e Anna Trombetta